FERENTO, IN SCENA UN CLASSICO: “TROIANE” DI SENECA
23 Luglio 2018
Un classico della drammaturgia antica, “Troiane” di Seneca nella traduzione e adattamento di Fabrizio Sinisi per la regia di Alessandro Machìa, andrà in scena domani sera, martedì 24 luglio (inizio ore 21,15) sul palcoscenico dell’antico teatro di Ferento. Nutrito e di spessore il cast degli interpreti: Edoardo Siravo nella parte di Ulisse, Paolo Bonacelli in quella di Agamennone, Valeria Ciangottini nelle vesti di Ecuba Alessandra Fallucchi in quelle di Andromaca, Silvia Siravo ed Elena Crucianelli nei rispettivi ruoli di Elena e Polissena. Lucio Anneo Seneca è stato un filosofo, drammaturgo e politico romano, vissuto nel I secolo dopo Cristo. Fu attivo in molti campi, compresa la vita pubblica, dove fu senatore e questore, dando un impulso riformatore. Condannato a morte da Caligola ma graziato, esiliato da Claudio che poi lo richiamò a Roma, divenne tutore e precettore del futuro imperatore Nerone, su incarico della madre Giulia Agrippina Augusta. Quando Nerone e Agrippina entrarono in conflitto, Seneca approvò l’esecuzione di quest’ultima come male minore. Dopo il cosiddetto “quinquennio di buon governo” o “quinquennio felice” (54-59), in cui Nerone governò saggiamente sotto la tutela di Seneca, l’ex allievo ed il maestro si allontanarono sempre di più, portando il filosofo al ritiro politico che aveva sempre desiderato. Tuttavia Seneca, forse implicato in una congiura contro di lui (nonostante si fosse ritirato a vita privata), cadde vittima della repressione, e venne costretto al suicidio dall’imperatore. “Troiane”, opera tragica di ispirazione euripidea, narra le vicende seguite subito dopo la distruzione di Troia da parte dei Greci. In una Troia avvolta dalle fiamme dall’inizio alla fine della tragedia, Seneca mette in scena un universo segnato dal lutto, dalla perdita del controllo sulle passioni, in cui l’umano si afferma soltanto nella sua possibilità di fare il male. Gli dèi sono ormai presenze lontane e insignificanti, c’è solo l’uomo nella sua infinita solitudine e sofferenza. A dominare è la guerra. E la morte: una morte che è anche liberazione dal dolore e dall’assurdo della vita. “Troades” ovvero “Troiane”, che da più parti è stata definita “la più teatrale delle tragedie di Seneca”, rivela una straordinaria modernità nel rappresentare il demoniaco che abita l’interiorità dell’uomo e il male di cui è capace, grazie anche a una lingua asciutta e affilata e a una struttura che, violando le unità aristoteliche, si avvicina a una scansione quasi cinematografica della narrazione. Seneca emerge come “nostro contemporaneo” nel ritrarre il rapporto tra la dimensione pubblica del potere e quella privata della paura della morte, e nel dare alla parola una carnalità e un furore che, lungi da ogni letterarietà, riesce a farsi vera e propria “azione”; una testualità spettacolare che forse è la vera cifra della modernità del modello tragico proposto da Seneca, dove la tragedia non assolve più a una funzione stabilizzante, ma afferma in sé l’impossibilità di qualsiasi redenzione.
La stagione, organizzata dal Consorzio Teatro Tuscia, assegnatario del bando del Comune di Viterbo, con la direzione artistica di Patrizia Natale, è realizzata in collaborazione con Archeotuscia onlus, TusciaE20 , e con il sostegno di Ance.
Per tutte le informazioni in merito agli spettacoli contattare il 335 474640. Per informazioni riguard anti la biglietteria contattare invece il 328 7750233. Info e aggiornamenti su www.teatroferento.it , pagina Fb teatroferento e sui canali istituzionali del Comune di Viterbo.

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